Questa estate ho avuto pochissimissimo tempo per leggere, come ho già scritto altrove. Da una parte mi dispiace, dall’altra ho avuto modo di staccare la spina dalla mia routine invernale, e quindi anche dalla lettura. A volte, se per brevi periodi, male non fa. È sempre un diritto del lettore, tra l’altro.

Comunque, i quattro libri che vedete in foto li ho divorati, se così si può dire. La sera, nonostante le giornate estenuanti passate a correre dietro a mio figlio di 15 mesi che sta scoprendo il mondo, nonostante leggere fosse il mio ultimo pensiero.

Spero non mi biasimerete se ne parlo in un unico articolo. Fanno parte del capitolo estivo che, con queste parole, si chiude. Eh si, l’estate è finita, si torna alla vita e alle letture di tutti i giorni.

Parto da quello che mi è piaciuto meno, e cioè Benevolenza cosmica di Fabio Bacà, edito Adelphi. Ho capito che molto del parere che ti fai di un libro dipende dalle aspettative che hai prima di iniziarlo. Beh, le mie aspettative erano piuttosto alte: millemila recensioni che decantavano i mirabolanti effetti speciali di quest’opera come se fosse meritevole di chissà che cosa.

Io ho trovato odioso il protagonista (perché solo di lui si può parlare visto che non ci sono altri personaggi degni di nota), passabile la trama e pesante e ridondante la scrittura. Volete sapere altro?

Un uomo che di punto in bianco ha tutte le fortune di questo mondo e tenta di sbarazzarsi di questa “benevolenza cosmica” di cui non riesce a farsi una ragione. La fine però è carina. Questa è in soldoni la trama.

Il protagonista non mi ha ispirato nessun sentimento di condivisione o empatia. È proprio insulso.

Lo stile è fintamente ricercato, a tratti noioso e pesante.

Insomma no, una delusione. Andiamo oltre.

In ordine crescente di gradimento troviamo poi Mia madre è un fiume, di Donatella Di Pietrantonio (Elliot Edizioni), l’autrice della più famosa L’arminuta. Ecco, il confronto non regge assolutamente. Bel libro, per carità, ma niente rispetto a quest’ultimo.

C’è molta “abruzzesità“, molta appartenenza al territorio, un racconto a ritroso che la figlia fa alla madre affetta dall’Alzheimer: il racconto della storia della sua famiglia, della povertà, dei sacrifici, della vita contadina della madre. Profondo affetto e sofferenza affiorano sul pelo delle pagine.

Però manca qualcosa, uno strattone, uno schiaffo che svegli il lettore dal torpore dei ricordi che si incastrano con le preoccupazioni della figlia per la madre.

Uno stile non ancora maturo e chiaro come ne L’arminuta, non ben a fuoco.

Ciò nonostante, non mi sento di bocciare questo libro. Sarà perché parla dell’Abruzzo, mia terra natale, sarà che forse l’autrice lo voleva scrivere proprio così, pacato e tranquillo, senza scossoni. Libro tenero e triste. Di medio spessore.

Veniamo adesso a La stanza di sopra di Rosella Postorino (Feltrinelli). Quasi a pari merito con il primo in classifica dei quattro, se non fosse per il dolore profondo, profondissimo, marchiato a fuoco su ogni parola.

Una ragazza adolescente annientata dalla malattia del padre, praticamente un vegetale allettato nella “stanza di sopra” di casa, della casa dove vive con la madre, anch’essa invisibile nella vita della figlia. Invisibile e incapace di capire le sofferenze e la solitudine che quest’ultima prova, troppo presa dal suo stesso dolore per il marito.

Una ragazza che cerca conforto in mille figure maschili, anche molto più grandi di lei, che possano supplire alla grande mancanza del padre, vivo ma praticamente inesistente. Una presenza ingombrante e assente al tempo stesso.

Un libro che fa male ad ogni rigo, che ti uccide insieme alle immani sofferenze della protagonista, sola e in cerca di amore, fisicità, riconoscimento, affetto, presenza.

Stupendo ma doloroso. Moltissimo.

E infine, per concludere in bellezza, vince il premio come miglior lettura dell’estate 2019, senza dubbio, L’isola dell’abbandono di Chiara Gamberale.

L’ho amato profondamente, forse perché è stato il libro giusto al momento giusto.

Una relazione malata e morbosa che assorbe tutto il corpo e l’anima della protagonista. Un’isola che sarà il punto di svolta e che farà da sfondo ad un altro incontro, un altro amore. Totalmente opposto.

Il dover tornare duramente alla realtà per un fatto truce che rimetterà tutto in discussione.

E poi la maternità. Vissuta con amore e dedizione infiniti ma anche con mille dubbi, senso di inadeguatezza e continua paura di sbagliare. Il tutto intrecciato in maniera non lineare, ma da ricostruire man mano. Questo e molto altro.

Mi rendo conto di aver detto tutto e niente. Ma questo libro va letto, è da farfalle nello stomaco. Dieci e lode.

Forse merita di essere sviscerato più approfonditamente, ma intanto leggetelo, poi magari ne riparliamo.

Eccoci alla fine. Nel complesso sono soddisfatta delle mie letture estive. C’è stato tutto, sia le delusioni sia le profonde gioie.

E voi? Com’è andata con le vostre?

Alicedicarta

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